Nun sò un jukebox
Nun sò un jukebox
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Nun sò un jukebox, che manni giù er gettone
e a comanno, tiè, ecco un sonetto,
me serve ch’arismova prima ar petto
quarcosa che me ispira un’emozzione.
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Senza quer “quid” che provoca l’effetto,
nun ce potrà mai èsse traduzzione
nè in verzi o rime o strofe d’occasione,
ma solo robba adatta ar gabbinetto.
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Scusate pe sto sfogo un po’ artezzoso,
ma è un modo tutto mio pe segnà er tratto
tra quanno scrivo un verso e m’ariposo.
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Si nun c’è gnente che me scatta o un fatto,
che me coinvorge, e er quanto nun lo doso,
nun riesco a sonettà, manco a contratto !!!
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Stefano Agostino
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A volte la mancanza di vena creativa è anche stanchezza Stè, sono sicuro che se ti concedi qualche giorno lontano dalla quotidianità, aria nuova, luoghi nuovi, facce nuove, ti ricarichi di energia e l’ispirazione torna!
Comment by Silvio — 30 Marzo 2011 @ 08:51Grazie Silvio per il suggerimento che terrò seriamente in considerazione. Ho bisogno di uno stacco, questo è sicuro. Ma quel che ho voluto dire nel sonetto, era riferito più che altro a quando mi si chiede di fare un sonetto a tema, quando questo a me non dice nulla. In questo senso non sono un jukebox.
Comment by Stefano — 30 Marzo 2011 @ 09:11Caro Stefano, io non ho mai pensato che tu fossi un juke-box (anche perché, in tempi di I-pod, I-pad e affini, saresti démodé). Inoltre, secondo me, i sonetti migliori sono quelli scritti NON a comando, bensì dettati da emozioni, attimi fuggenti… Un poeta romantico inglese del 1800 diceva una cosa simile “poetry is the SPONTANEOUS overflow of powerful feelings”. Per la traduzione, rivolgersi a Di Benedetto 😀
Comment by Principessa — 30 Marzo 2011 @ 09:29Bella questa citazione, Princi, complimenti! Mi sai dire il nome del poeta?
Comment by Pablo BigHorn — 30 Marzo 2011 @ 09:48Principessa, grazie per la citazione e per il messaggio. Chiarisco il possibile equivoco. Il mio sonetto è uno sfogo CON voi, ma non PER voi. Non è certo dovuto a nessuno di voi lettori e commentatori. Riguarda persone che mi hanno testualmente chiesto sonetti su temi di loro scelta, che a me nulla dicevano. Tutto qui. Vi assicuro di questo.
Comment by Stefano — 30 Marzo 2011 @ 11:24Daje Ste’ sei un grande! Quello che dici è sacrosanto, io ti ammiro tantissimo perchè non sei mai banale!
Comment by letizia — 30 Marzo 2011 @ 11:58Stefano io dal mio piccolo (piccolissimo) punto di vista, penso che nn devi giustificazioni a nessuno, chi ti conosce sà…la tua è arte e viene dal cuore, scrivi perchè vuoi trasmettere qlc e ti riesce sempre, anche adesso, anche con questo tuo sonetto nn/sonetto…la mente è libera, il cuore nn si comanda 🙂
Comment by Federica_Perla — 30 Marzo 2011 @ 12:01Il poeta è William Wordsworth, che ha scritto delle poesie molto evocative, dedicate generalmente alla natura o alla vita quotidiana inglese del 1800 (“Daffodils”, “The solitary reaper”, “She dwelt among the untrodden ways” tra le altre). Nella prefazione alle “Lyrical ballads”, egli diceva proprio “Poetry is the spontaneous overflow of powerful feelings, which take origin from emotions recollected in tranquillity”. Possiamo tranquillamente assimilare il nostro grande Sonettista a Wordsworth 😀 😀
Comment by Principessa — 30 Marzo 2011 @ 12:34Letizia, Perla, Principessa: grazie di cuore.
Comment by Stefano — 30 Marzo 2011 @ 13:56Questo me l’ero perso…. Ottimo Stefano, come sempre…. e complimenti a Princi per la sua cultura d’oltremanica…..
Comment by Massimiliano "Bariggio" — 31 Marzo 2011 @ 22:34