Roma in rima - Sonetti e poesie in romanesco di Stefano Agostino

I sonetti romani,Romanamente

12 Ottobre 2009

I cinque sensi

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cinque sensi

I cinque sensi

 

‘N ber giorno la Bocca je disse ar Tatto,

“So mejo io che rigalo i sapori,

de te che servi a senti’ i dolori,

e appena te toccheno fai ‘no scatto!”

 

Naso che se fiutò sti bei sentori,

se ‘mbufali’ e je diede da matto:

“che dovrei di’ io che porto l’orfatto,

senza de me, de che sanno l’odori?”

 

Come ‘n tuono, poi, se udi’ l’Orecchio

“Si’n’ senti, che parli, tanto sei sordo,

a Sora Bocca pijatel’ander secchio!”

 

L’Occhio li furminò, me lo ricordo:

“merito mio si te guardi allo specchio”.

Vista così, mise tutti d’accordo!

 

 

Stefano Agostino

________________________

 

  1. Simpatico come sempre anche sto’ sonetto. Dovremmo tutti ricordare quanto è prezioso percepire tutte le sensazioni provenienti dal mondo esterno, a differenza di alcuni meno fortunati ai quali è preclusa questa capacità…

    Comment by Silvio — 12 Ottobre 2009 @ 14:04
  2. Bellissima e complimenti al poeta Stefano Agostino! Lo citeremo senz’altro anche sul nostro sito dedicato agli itinerari di Roma attraverso i cinque sensi.

    Comment by Roma da visitare — 11 Dicembre 2012 @ 10:21

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