Urtima cena
Urtima cena
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Spezzava er pane pe dacce Se stesso,
ce offriva er vino, sangue d’Alleanza,
eppure in quela sera e in quela stanza,
un omo lo tradiva, senza un nesso.
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Li piedi ce lavava come usanza,
da perpetrà ner tempo e annaje appresso
e un artro stava a rinnegallo spesso,
quann’er gallo cantò in lontananza.
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Pregava mentre tutti dormivamo,
a un tratto un bacio infame e le catene,
co tutti quanti noi a dì: “che famo?”
Più de dumila de st’urtime cene,
da allora sò passate, ma ar Suo: “V’amo”,
manco riuscimo a dì: “Te vojo bene!”
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Stefano Agostino
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Bravo, è un piacere leggerti
Comment by gabriella — 5 Aprile 2012 @ 07:57A proposito di cene, quando ci rivediamo tra noi?
Comment by principessa — 5 Aprile 2012 @ 08:11bella, veramente bella … poi detto da me, per più di qualche ragione …
Comment by Elio Malloni — 5 Aprile 2012 @ 08:30Veramente bello e commovente. Bravissimo.
Comment by letizia — 5 Aprile 2012 @ 11:08Grazie a tutti per i complimenti che fanno sempre un grandissimo piacere. Dovremmo farla una cena, concordo, ma tra Pasqua prima e i ponti di fine aprile, credo che se ne parli per i primi di maggio.
Comment by Stefano — 5 Aprile 2012 @ 11:23Felice Pasqua a tutti gli amici del blog!
Comment by Silvio — 5 Aprile 2012 @ 13:33Benaritrovati: Stefano e tutte/i l’antre/i.
Comment by 'svardo — 5 Aprile 2012 @ 17:18So’ contento d’ave’ aritrovato Stefano più ‘n forma che mai.
Grande sonetto che, scritto e letto ‘n romanesco, entra de più ne lo spirito der sentimento pasquale. M’ha aricordato “Er >Vangelo de Noantri” di Bartolomeo Rossetti ch’ho letto e ascortato da la voce de Buazzelli.
B. Rossetti era il mio prof. di Italiano. Un grande!
Comment by letizia — 6 Aprile 2012 @ 19:27