Er Tevere
Er Tevere
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Te ‘ncrocio sempre si sò de passaggio,
ar punto che me pari mi fratello,
l’oasi tranquilla p’uscì dar bordello,
der traffico che ormai m’ha fatto ostaggio.
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Vorebbe un giorno, sai, pijà er battello,
pure che pago un botto de pedaggio,
e arilassato lento adaggio adaggio,
gustamme Roma nostra sur più bello.
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Tanti anni fa t’hanno chiamato “bionno”
pe via de li riflessi misti a l’oro,
che sluccicavi tutti fino ar fonno.
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Ma adesso grazzie a chi nun cià decoro,
tu hai cambiato ponti, tinte e sfonno,
l’anima de li mejo tacci loro.
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Stefano Agostino
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Lento quasi immobile, svogliato, senza fretta ma inesorabile scorre e scandisce il tempo, gli anni che passano sotto la città frenetica e incurante di lui. Silenzioso. Romantico. Onnipresente.
Comment by Silvio — 10 Settembre 2009 @ 12:36Bellissime parole, caro Silvio. Poetiche e vere.
Comment by Stefano — 10 Settembre 2009 @ 13:46io che nè ho visto altri fuimi,no ho mai avuto speranze de vederlo meglio de comè,certo l’inciviltà fà arte de molta gente civile???????? er decoro deve essè inteso come cosa de tutti no aspetiamolo che faccia il prossimo,nel nostro picolo tutti dobbiamo fare sempre il nostro,purtroppo la mia è utopia,il tuo sonetto pura verità,per cui il ramarico è ancora maggiore e la soferenza stà prendendo il sopravento.
Comment by PEDRO — 10 Settembre 2009 @ 18:29urge cambiare rotta e trovare la soluzione.
tocca a voi,a noi a tutti.