Er frullatore
Er frullatore
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A vorte ciò come quel’impressione,
de vive fisso ‘ndentro a un frullatore,
coro de qua e de là, tutte le ore,
senza fermamme manco cor bastone.
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Si m’arivedo ar rallentatore,
cerco e aricerco ‘ndo sta la raggione,
d’annà sempre de corza a propurzione,
come a ‘nseguì ‘na vita da rincòre.
Me chiedo a cacchio serve e quanto vale
a core come un matto o un invasato,
su e giù, de qua e de là, ma è normale?
Ce riuscirò a fermamme e a ripijà fiato,
toje la spina ar frullatore a pale
prima d’uscicce tutto triturato?
Stefano Agostino
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Buongiorno a tutti. Argomento complicato caro Stefano. In effetti sembriamo tutti matti. Io dico sempre che la “salvezza” è in noi, siamo noi che ci complichiamo la vita, che stiamo sbagliando direzione. L’ideale sarebbe l’abolizione del denaro, adottare lo scambio e andare verso una vera spiritualizzazione come nelle societa’ primitive. Dovremmo spogliarci di tutte le ricchezze vere o effimere e andare verso un mondo forse piu’ arcaico, ma sicuramente verso una guarigione. Ma forse il matto sono io !
Che bel messaggio il tuo, Roberto. Grazie. Anche se temo che sia assolutamente utopistico. Purtroppo.
Io oggi mi sento davvero “frullata”, ma dal punto di vista fisico, non mentale!
E’ quello che dico continuamente sempre io: ritmi frenetici, condannati alla rincorsa continua contro il tempo, frullatore fisso… Purtroppo non c’è altra opzione, se non si è scelta una vita ascetica, contemplativa, distaccati dal materialismo, allora non ci resta che correre senza mai fermarci! Per questo staccare la spina ogni tanto e allontanarsi da questo manicomio diventa vitale per la sopravvivenza.
…………ma se “chi si ferma è perduto”, come possiamo fermarci?
Progresso, progresso, progresso. Ecco er male. L’hanno ‘nventato li “primitivi”. Se credeveno de pòte arisparambia’ energie ‘nventannno le comodità. Risurtato?! Mo semo pieni de comodità e pe procurassele, spennemo ‘n sacco de energie. NO, nun se pò aritorna’ “primitivi”, senno aricomnciamo a ‘nventà le comodità.
La soluzzione è: tròva chi ce le procura faticanno e a noi nun c’ha da resta’ che godessele.
Silvio, d’accordo su tutto. Ovviamente anche sulla necessità di staccare la spina col mondo. Ma quanto vorrei che farlo non debba necessariamente comportare l’uso del passaporto. Letizia, chi si ferma è perduto è un’esortazione a lottare contro le avversità, a non darsi per vinti. Qui si tratta di un desiderio di fuga dai ritmi vorticosi e frenetici della vita di tutti i giorni. ‘Svardo, tornare primitivi no, ma riscoprire che siamo qualcosa in più di semplici robot, quello sicuramente sì.
Bel sonetto Stefano, ma non è il Frullatore che ce ha tritato… è sto Computer che ci ha disintegrato! Nel mio lavoro i disegni se facevano a mano e chiedere 1 mese per farli non era uno scandalo… Ora lo stesso lavoro lo fai in 2-3 gg… I profani: e ccheccevò, tanto li fai con PC… SEEEE, COL CA…! Ahimè, quanti mestieri scomparsi, poi per colpa de sto PC… Un consiglio ai giovani? Imparateve un mestiere… manuale… Magari imparateve a costruì un frullatore, per esempio…
Luis, grazie per regalarmi un sorriso ad ogni tuo commento. Anche quelli un po’ più seri, come questo.