Er frullatore
Er frullatore
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A vorte ciò come quel’impressione,
de vive fisso ‘ndentro a un frullatore,
coro de qua e de là, tutte le ore,
senza fermamme manco cor bastone.
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Si m’arivedo ar rallentatore,
cerco e aricerco ‘ndo sta la raggione,
d’annà sempre de corza a propurzione,
come a ‘nseguì ‘na vita da rincòre.
Me chiedo a cacchio serve e quanto vale
a core come un matto o un invasato,
su e giù, de qua e de là, ma è normale?
Ce riuscirò a fermamme e a ripijà fiato,
toje la spina ar frullatore a pale
prima d’uscicce tutto triturato?
Stefano Agostino
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Buongiorno a tutti. Argomento complicato caro Stefano. In effetti sembriamo tutti matti. Io dico sempre che la “salvezza” è in noi, siamo noi che ci complichiamo la vita, che stiamo sbagliando direzione. L’ideale sarebbe l’abolizione del denaro, adottare lo scambio e andare verso una vera spiritualizzazione come nelle societa’ primitive. Dovremmo spogliarci di tutte le ricchezze vere o effimere e andare verso un mondo forse piu’ arcaico, ma sicuramente verso una guarigione. Ma forse il matto sono io !
Comment by roberto genesis — 2 Marzo 2011 @ 10:30Che bel messaggio il tuo, Roberto. Grazie. Anche se temo che sia assolutamente utopistico. Purtroppo.
Comment by Stefano — 2 Marzo 2011 @ 11:13Io oggi mi sento davvero “frullata”, ma dal punto di vista fisico, non mentale!
Comment by Principessa — 2 Marzo 2011 @ 11:42E’ quello che dico continuamente sempre io: ritmi frenetici, condannati alla rincorsa continua contro il tempo, frullatore fisso… Purtroppo non c’è altra opzione, se non si è scelta una vita ascetica, contemplativa, distaccati dal materialismo, allora non ci resta che correre senza mai fermarci! Per questo staccare la spina ogni tanto e allontanarsi da questo manicomio diventa vitale per la sopravvivenza.
Comment by Silvio — 2 Marzo 2011 @ 13:57…………ma se “chi si ferma è perduto”, come possiamo fermarci?
Comment by letizia — 2 Marzo 2011 @ 16:34Progresso, progresso, progresso. Ecco er male. L’hanno ‘nventato li “primitivi”. Se credeveno de pòte arisparambia’ energie ‘nventannno le comodità. Risurtato?! Mo semo pieni de comodità e pe procurassele, spennemo ‘n sacco de energie. NO, nun se pò aritorna’ “primitivi”, senno aricomnciamo a ‘nventà le comodità.
Comment by 'svardo — 2 Marzo 2011 @ 17:18La soluzzione è: tròva chi ce le procura faticanno e a noi nun c’ha da resta’ che godessele.
Comment by 'svardo — 2 Marzo 2011 @ 17:21Silvio, d’accordo su tutto. Ovviamente anche sulla necessità di staccare la spina col mondo. Ma quanto vorrei che farlo non debba necessariamente comportare l’uso del passaporto. Letizia, chi si ferma è perduto è un’esortazione a lottare contro le avversità, a non darsi per vinti. Qui si tratta di un desiderio di fuga dai ritmi vorticosi e frenetici della vita di tutti i giorni. ‘Svardo, tornare primitivi no, ma riscoprire che siamo qualcosa in più di semplici robot, quello sicuramente sì.
Comment by Stefano — 2 Marzo 2011 @ 18:48Bel sonetto Stefano, ma non è il Frullatore che ce ha tritato… è sto Computer che ci ha disintegrato! Nel mio lavoro i disegni se facevano a mano e chiedere 1 mese per farli non era uno scandalo… Ora lo stesso lavoro lo fai in 2-3 gg… I profani: e ccheccevò, tanto li fai con PC… SEEEE, COL CA…! Ahimè, quanti mestieri scomparsi, poi per colpa de sto PC… Un consiglio ai giovani? Imparateve un mestiere… manuale… Magari imparateve a costruì un frullatore, per esempio…
Comment by Luis — 2 Marzo 2011 @ 21:16Luis, grazie per regalarmi un sorriso ad ogni tuo commento. Anche quelli un po’ più seri, come questo.
Comment by Stefano — 2 Marzo 2011 @ 21:22