Er pomeriggio
Er pomeriggio
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Nun se sa mai preciso quann’ha inizzio,
legato sì com’è da che se pranza,
in breve cià er comincio a piena panza,
e dura finchè abbruna ‘n precipizzio.
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E pe’ copri’ sto tempo e sta distanza,
sarebb’er tempo bòno o più propizzio,
pe’ stènnese sur letto e dasse ar vizzio,
d’accoje quela pennica che avanza.
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Ma ormai sta vita è sempre più ‘na lotta,
a chi còre de più e àriva prima,
e chi se ferma ha perso la pagnotta.
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Perciò nun c’è spazzio pe’ fa’ sta stima,
poi dice che uno sclera, sbraita e sbotta,
do ar pomeriggio addio e chiudo sta rima.
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Stefano Agostino
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Pomeriggio oggi in ufficio, mentre fuori è uggioso e freddo. Ricordo pomeriggi a testa china a studiare, pomeriggi in macchina a sbuffare, pomeriggi in casa ad oziare, pomeriggi in strada a fare spese. Ma che tristezza mi fa il pomeriggio, lento, inesorabilmente malinconico, specie d’inverno. E quant’è bella invece la mattina, fresca, luminosa, ottimista!
Comment by Silvio — 4 Gennaio 2010 @ 16:32Letto er sonetto e letto er primo commento, me so’ aritrovato in piena poesia. Si, perhé la poesia nun è solo rima, ma puro prosa che descrive ‘n modo delicato er monno che ce circonna. Grazie.
Comment by 'svardo — 4 Gennaio 2010 @ 20:31Non ho più parole per te Stefano: solo bello e poetico. Ciao!
Comment by letizia — 4 Gennaio 2010 @ 20:34Grandioso Stefano! La seconda quartina è semplicemente F A V O L O S A
E per me è proprio in questi ultimi giorni di ferie che mi separano dal rientro al lavoro (dove si “sclera”) che posso riavvicinarmi e riassaporare la metafisica della pennica.
Bisognerebbe ripassare questi concetti piu’ spesso…
Grazie dei tuoi endecasillabi
Comment by Paolo grandecorno — 5 Gennaio 2010 @ 01:10paolo
Silvio, ‘Svardo, Letizia, Paolo: grazie di cuore.
Comment by Stefano — 5 Gennaio 2010 @ 12:51